Ricorre il Bicentenario della nascita del Compositore e Musicista Giuseppe Verdi, forse il più grande di tutti i tempi!
La città di parma, nota anche per il suo prestigioso Teatro lirico, il Regio, si prepara, anzi è già da un po’ che lo sta facendo, a celebrare questa importantissima data storico-artista e culturale.
Montegrappa, azienda italiana leader nel settore degli strumenti di scrittura, in collaborazione con il designer Maurizio Cavazzuti, ha ottenuto il placet dalla Fondazione Giuseppe Verdi e, più precisamente alla Sovrintendenza del Regio medesimo, per la produzione e la distribuzione di un’edizione limitata celebrativa, già ordinabile presso Federici Gioielleria – Corso Italia, Gallarate.
Montegrappa e Maurizio Cavazzuti sono, perciò, molto onorati del privilegio loro concesso da chi è preposto e sovrintende le celebrazioni per commemorare questo grande Musicista italiano e le sue opere. Giuseppe Verdi tanto ha contribuito a dare lustro alla cultura musicale del nostro Paese, che noi non potevamo esimerci dal celebrare questa importante ricorrenza del Duecentesimo della sua nascita e che confidiamo, attraverso questi strumenti da scrittura di essere stati capaci di ricordare il grande compositore nel mondo più giusto e, allo stesso tempo, di aver creato anche noi un prodotto degno dell’Arte Italiana.
Questa esclusiva collezione è prodotta in edizione limitata di 1813 esemplari. In particolare, essa comprende 350 stilografiche, 650 roller e 813 sfere a rotazione. Ciascuna penna è realizzata da barre di resina nera tornite e presenta miniature rodiate.
Sul cappuccio sono incise al laser: da un lato, una porzione del volto del geniale musicista italiano, e dall’altro la sua firma. La bague del cappuccio presenta le date dell’anniversario (1813-2013) sulla parte frontale e la scritta “Bicentenario” sul retro. Il top del cappuccio si fregia del caratteristico logo Montegrappa, valorizzato dal tricolore della bandiera italiana.
A conferma dell’ufficialità della collezione, il logo della Fondazione del Teatro Regio di Parma campeggia sui puntali di ogni modello. La stilografica è dotata di caricamento a cartuccia / converter e pennino in oro 18 carati rodiato.
Giuseppe Fortunio Francesco Verdi nacque a Roncole di Busseto (oggi Roncole Verdi) in provincia di Parma il 10 ottobre 1813 da una famiglia di agricoltori piacentini. Va ricordato che in quel periodo il territorio parmense era ancora sottoposto a giurisdizione francese, tant’è che il suo certificato di nascita venne redatto nella lingua d’Oltralpe. Fin da piccolo rivelò un’autentica forte predisposizione alla musica ed essendo guidato da un carattere ben definito e deciso, non perse l’occasione per cimentarsi in questa sua vocazione.
Ancor giovane fu preso a ben volere dal valente organista della chiesa di Roncole che, gratuitamente per questa sua simpatia, gli fece da maestro guidandolo verso lo studio più approfondito della musica e gli insegnò a suonare l’organo.
Continuò a specializzarsi in questa sua passione sempre aiutato da mecenati, naturalmente melomani, che avevano già colto il talento del giovane Verdi. Possiamo citare, solo per doveroso promemoria storico, certo Ferdinando Provesi che gli fece apprendere i principi fondamentali relativi alla composizione musicale e la conoscenza dei vari strumenti, tanto da permettergli, alla fine del 1820, di sostituire con una sua composizione, una di Rossini. Tentò di migliorarsi professionalmente al Conservatorio di Milano e, grazie all’aiuto economico di un personaggio a lui vicino e di una banca di Busseto, continuò gli studi per la sua specializzazione. Alla fine degli anni ’30 sposò Margherita Barezzi, figlia del suo principale benefattore. Caparbio e bravo, nonostante le numerose difficoltà economiche, Verdi riuscì a rappresentare una sua opera, la prima, titolata ”L’Oberto, Conte di Bonifacio”; questo suo lavoro incontrò immediatamente il plauso degli appassionati, tanto da essere replicato numerose volte. Da qui iniziò la scalata del grande compositore parmense, verso mete e successi musicali di notevole rilievo; tanto per citarne qualcuno, ricordiamo il “Nabucco” che, col suo coro “Va pensiero” divenne manifestazione patriottica di dissenso e ribellione verso l’occupazione asburgica. A questa opera ne seguirono altre, sempre di natura “patriottica” come “I Lombardi della Prima Crociata”, “La Battaglia di Legnano”, “Giovanna d’Arco”, ecc.
Questo periodo musicale rivelò una particolare tendenza del maestro verso forme teatrali, musicali e drammaturgiche davvero personali, anche se sempre sulla falsariga di tracce sperimentate. Naturalmente ci sarebbe da parlare (ma non è questo il luogo deputato) dell’”Ernani”, del “Macbeth”, ecc. A metà degli anni ’50 espose con “Rigoletto”, seguito dalla “Traviata” e dal “Trovatore”; questa trilogia viene definita dai critici d’Arte musicale come “La popolare”.
In seguito, all’Opera di Parigi presentò “I Vespri Siciliani”, opera di non grande valore, ma che si distinse con apporto diretto. Ormai Verdi era un musicista noto ed affermato e perciò, anche sotto il profilo economico, il suo stato era notevolmente migliorato, tanto da consentirgli addirittura l’acquisto di una bella villa nel Piacentino.
In questa nuova dimora, ormai non più pressato dall’esigenza del guadagno, egli ebbe la possibilità di dedicarsi all’agricoltura, che lo appassionò tantissimo, e ad altri impegni addirittura di natura politica.
Siamo ormai giunti alla metà degli anni ‘50 dell’Ottocento e il mondo musicale stava evolvendosi, tanto che anche per il grande maestro si presentò la necessità di adeguarsi ai tempi.
Le vicende politiche nazionali e la situazione politica del momento crearono alcune difficoltà al compositore che, a causa di ciò, si vide addirittura rifiutare la pubblicazione di certe sue opere da Stati confinanti. Le liriche verdiane, comunque, riuscirono ad espatriare sino alla Corte degli Zar; a San Pietroburgo presentò. Infatti, “La Forza del destrino” a cui seguì il “Don Carlos”, tuttora considerato come una delle migliori espressioni dell’arte di Verdi, che traeva spunto da una delicata e reale situazione della Spagna di allora.
Dietro richiesta di uno dei maggiorenti dell’Egitto, compose poi e presentò l’”Aida” le cui vibranti note, suscitano in chi le ascolta forti emozioni e colpiscono per la bellezza e l’intensità dei suoni. Non si può non citare la “Marcia Trionfale”, conosciuta in tutto il mondo come una delle più travolgenti “arie” mai composte!
In questo breve riepilogativo excursus sulla vita e le opere di Giuseppe Verdi, oltre a dover rammentare che in seconde nozze sposò la Signora Strepponi, notissimo soprano dell’epoca, va ricordato un curioso aspetto patriottico: in occasione di una rappresentazione del “Nabucco”, le persone che si trovavano nel cosiddetto “loggione”, al momento dell’attacco del famoso “Coro”, inspiegabilmente iniziarono a gridare: Viva Verdi! Tale esplosione vocale fu generata da un deciso istinto di ribellione che il popolo lombardo, ma non solo, nutriva nei confronti dell’impero Asburgico che sul Lombardo-Veneto deteneva ancora il potere. In realtà, quel Viva Verdi era anelante grido all’Unità d’Italia sotto Casa Savoia; infatti, stava a significare, sotto forma di acronimo, Via Vittorio Emanuele (II) Re D’Italia!
In tal modo, risultando unicamente un forte apprezzamento all’artista, le forze di polizia austriache non potevano intervenire in piena legalità, mentre questo grido oltrepassava di gran lunga le mura del teatro, raggiungendo vie, strade e piazze verso tutti i Patrioti italiani!